La città

Curinga sorge in posizione panoramica dominante la piana di Lamezia, su una collina intensamente coltivata ad uliveto e vigneto.

Il territorio del comune, che si estende per kmq. 51.47, degrada dolcemente dalle falde delle serre (Monte Contessa m.881) al litorale tirrenico e comprende, oltre al centro storico le frazioni collinari di Centone, Jancarella San Salvatore, Zecca ed Ergadi e, al centro della Piana, la popolosa e bella frazione Acconia.

Curinga centro, a 40 km. circa da Catanzaro, dista 15 km. dalla svincolo per Pizzo dell'autostrada SA-RC e circa 20 Km. dalla stazione ferroviaria, dall'aereoporto e dallo svincolo di Lamezia Terme.

La parte antica dell'abitato, situata sul fianco destro del torrente Turrina, si diparte dal ciglio del sovrastante terrazzo costituito dal Piano delle Aie ed è sicuramente medievale.

Vecchi portali in pietra abbelliscono antiche case gentilizie.

Il centro storico è un intrico pittoresco di viuzze inondate dal sole e ingentilite dall'antica usanza di addobabare i caratteristici balconi con fiori policromi e profumatissimi. Nella parte alta notevoli sono i resti di un caratteristico monastero basiliano detto comunamente S.Elia Vecchio.

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Di pregevole fattura è la chiesa dell'immacolata, di costruzione ottocentesca,  che ha stucchi ben conservati ( recentemente restaurati) e un'elegante facciata sormontata da due bassi campanili cuspidati.

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Molto bello, nella sua semplicità, è il Santuario di Maria SS. del Carmelo, edificato su un terrazzo isolato dal resto del paese e affacciato sul golfo.

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Particolare interesse,  tra i centri che formano il comune. riveste la frazione Acconia, detta anche Lacconia.

Alcuni storici ritengono che essa fosse un'antica città chiamata Lautonia probabilmente da Lattone, falsa divinità dellla caccia, per l'abbondanza di selvagina a ragione delle molte selve estese e fitte un tempo esistenti intorno all'abitato.

Tracce di edifici, di muraglie e di sepolcri; avanzi di colonne marmoree, resti di grandi scheletri e le vestigie monumentali di un grande edificio termale di epoca romana che affiorano in contrada ellane, testimonierebbero l'antichità remota di Acconia.

E' certo che i sovrani Angioni vi ebbero una villa, probabilmente residenza estiva, anche se di essa si è persa ogni traccia.

L'antico centro, distrutto dal terremoto del 1783 venne riedificato in un sito più alto ma perse tanto di importanza che nel 1812 risuta fosse del tutto disabitato.

Un tempo vi era diffusa la coltivazione della canna da zucchero.

Acconia nuova, che si è sviluppata intorno alla triangolare piazza S. Giovanni, è oggi centro di grande interesse agricolo.

Sulla costa, incontrada Torrevecchia, a guardia dello splendido Tirreno, si erge, ancora ben conservata, una torre del sistema difensifo detta di Mezzapraia o di Moddone.

Curinga è di antica origine. Il paese appartenne nel secolo XII ai San Licet, poi ai Marzano (1331), ai Caracciolo (1408), ai Di Palma (1560) e ai Carafa; poi ancora ai Caracciolo e ai Di Loffredo e infine ai Ruffo che lo dominarono fino all'eversione della feudalità (1806).

Quasi totalmente distrutto dal terremoto del 1783 venne riconosciuto comune, con giurisdizione su villaggio o frazione di Lacconia (l'odierna Acconia), dal decreto del 4 maggio 1811 istitutivo dei circondari e dei comuni.

Alla fine del settecento Curinga contava 3,010 abitanti, 4.177 nel 1901, 5.044 nel 1921 e 6.605 nel censimento del 1951. Successivamente la grande ondata migratoria, indirizzata in prevalenza verso le Americhe, faceva flettere decisamente il numero degli abitanti tanto che esso si attesta a tutt'oggi intorno ai valori degli anni  '50.

L'economia del paese è prevalentemente agricola.

L'agricoltura collinare tradizionale, che produce ottimo olio di oliva e vino esclusivo e pregiato. affianca le colture specializzate nella piana (Vivai orto-frutta fiori ecc.).

L'artigianato, un tempo fiorente, vive ancora nel settore tradizionale della tessitura con larga e pregiata produzione di scialli, coperte e biancheria da corredo lavorati ancora con antichi telei a mano da espertissime "maestre". Di particolare valore sono i corredi da sposa che le ragazze impreziosiscono con finissimi lavori di ricamo, che richiedono pazienza e perizia e, in più, ungusto che ha sapore d'altri tempi quando era ancora diffusissimo l'allevamento del baco da seta e le stoffe che vi si producevano godevano di grande einomanza non soltanto in calabria.

L'intero territorio del Comune ha una chiara vocazione turistica.

Faggi ombrosi ricoprono l'alta collina, mentre cinque chilometri di spiaggia incantevole, dotata di un esteso arenile di sabbia silicea, alle cui spalle vegeta una magnifica pineta non ancora sfiorata dal cemento, rendono piacevole il soggiorno estivo.

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